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mercoledì 27 novembre 2013

25/11 contro la violenza alle donne e Putin a Roma

In Italia, il premier russo Vladimir Putin, incontra il Papa, il presidente della Repubblica Napolitano e poi il premier Letta. La sua figura è diventata simbolo della violenza autoritaria contro i diritti della libera sessualità (come le leggi omofobe promosse dal governo russo e gli arresti delle Pussy Riot), contro il diritto di manifestare (vedi l'arresto degli attivisti di Greenpeace Arctic30, tra cui Cristian D'Alessandro). Ma la realpolitik non si fa scrupoli, e bada a interesse più "alti", come la pace in Siria e le forniture di gas di Gazprom.

Ognuno può sostenere una politica diversa dai nostri governanti e dominatori, e può firmare le petizioni:
Petizione di Greenpeace
P
etizione di Amnesty International

Questo accade oggi, 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza alle donne.
E così in piazza a protestare Putin a Roma, c'è stata una manifestazione di donne: “In questo Paese del femminicidio se ne riempiono la bocca tutti - dice una delle manifestanti al megafono - e intanto la strage continua. Qui si fa solo retorica per fare il giorno della ricorrenza. Noi tutti i giorni subiamo discriminazioni in questo Paese. Subiamo violenze a casa, sugli autobus, per strada. Non vogliamo protezione, vogliamo rispetto. Non è con la polizia che siamo più libere, anzi è tutto il contrario”. Le manifestanti, bloccate dalla polizia, si sono dirette successivamente verso piazza della Repubblica.

Le manifestanti hanno distribuito questo volantino:

LE VOSTRE LEGGI SONO VIOLENZA.
#25N – PUSSY RIOT OVUNQUE
Con queste parole abbiamo attraversato, insieme ad altr*, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Una giornata che cade a poco più di un mese di distanza dalla conversione in legge del cosiddetto dl femminicidio: un pacchetto di norme che ancora una volta ci ritrae come soggetti deboli ed esposti da tutelare attraverso misure di pubblica sicurezza.
Un pacchetto, quindi, che pretende di rispondere alla violenza sulle donne attraverso la repressione penale e intanto strumentalizza i nostri corpi per far passare provvedimenti securitari e repressivi, in particolare nei confronti del movimento No Tav.
Dentro queste norme riconosciamo le parole d’ordine e i meccanismi – retoriche dell’emergenza, decretazione d’urgenza, repressione del dissenso – che agiscono contro i nostri corpi su più livelli e una sostanziale continuità con la violenza della politica economica, che nella crisi e nello spauracchio dello spread ha trovato l’alibi per realizzare precisi disegni di impoverimento progressivo e svuotamento dei diritti.
A muoverci in questo 25 novembre è però anche un’amara coincidenza: quella della visita di Vladimir Putin al Papa e al Presidente della Repubblica Napolitano, alla vigilia del vertice intergovernativo italo-russo. I corpi sono esclusi dal discorso della politica.
La nostra sicurezza è autodeterminazione, welfare, diritti e cultura.
Pussy Riot ovunque

 Nadia Tolokonnikova, attivista del gruppo punk femminista Pussy Riot, è ricoverata in un ospedale militare dopo settimane di sciopero della fame per protestare contro le condizioni barbare del campo di lavoro dove è reclusa

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