
L’appuntamento è in programma il 4 aprile alle ore 21 alla Casa delle Arti (ingresso gratuito) La storia di un giornalista infiltrato e di un killer della ‘ndrangheta che, al suo battesimo con la pistola, non ha il coraggio di uccidere: il giornalista insegue la via dell’eroina a Milano mentre il killer diventa un testimone al maxiprocesso contro la ‘ndrangheta al Nord. Questo il contenuto del racconto scenico “La nostra mafia quotidiana. Gli anni della peste” che il giornalista del Corriere della Sera e inviato de “L’Espresso” Fabrizio Gatti terrà al prossimo appuntamento della rassegna “Indignarsi non basta” e che viene presentato ai cernuschesi a pochi giorni di distanza "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie", promossa da Libera.

Con questo spettacolo, il terzo della rassegna "Indignarsi non basta" del 2014 portiamo in scena un tema purtroppo sempre attuale ‘La nostra mafia quotidiana’. La grande capacità d’inchiesta di Fabrizio Gatti ci mette di fronte l’articolata descrizione del’’inquietante scenario dell’infiltrazione delle mafie nelle strutture politiche e sociali del nostro Paese. In questo contesto il teatro è un’occasione di sensibilizzazione dei cittadini per garantire e incentivare la maturazione di una forte coscienza civica rispetto all’ormai sempre più dilagante fenomeno mafioso che, come , sappiamo, riguarda indistintamente tutto il Paese.
Fabrizio Gatti è ormai considerato il giornalista italiano infiltrato per antonomasia: ha utilizzato i travestimenti per denunciare, dalle pagine del settimanale L’Espresso e nei suoi libri, ingiustizie, sfruttamento, illegalità e altre nefandezze dopo averli osservati e vissuti “dal di dentro”. Lo ricordiamo nelle vesti di rumeno impiegato in Puglia nella raccolta di pomodori, di addetto alle pulizie al Policlinico di Roma, e soprattutto di immigrato ripescato in mare e rinchiuso nel centro di permanenza temporaneo di Lampedusa.
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