“Barbablù 2.0”
teatro contro la violenza domestica
Scarnificare la propria anima per riannodarne le fila onde poterne tessere una personalità “rigenerata” e purificata attraverso il filtro di un travaglio esistenziale indotto. Sono questi alcuni degli aspetti posti sotto la lente analitica dello spettacolo “Barbablù 2.0 – I panni sporchi si lavano in casa” che debutterà in prima assoluta sabato 11 aprile alle ore 20.30 presso il Cinema Teatro di Chiasso. Uno spettacolo di Teatro civile prodotto da Teatro in Mostra, con Laura Negretti ed Alessandro Quattro, per la regia di Eleonora Moro e la drammaturgia di Magdalena Barile.
Un teatro di riflessione, che con lo stile della prosa contemporanea trasporta lo spettatore nel mondo “dell’ apparentemente tranquillo” inducendolo ad attraversare i meandri introspettivi della violenza domestica, in particolare la violenza perpetrata ai danni delle donne che ne sono vittime inconsapevoli perché indotte da un meccanismo di sottile perversione psicologica ad annichilire ogni consapevolezza finanche emozionale.
“La tematica affrontata in questo spettacolo– ha affermato Laura Negretti che ne è la protagonista- interessa dal punto di vista di chi vuole fare teatro civile. Viene affrontata la piaga della violenza domestica e non solo dal punto di vista fisico, ma da quello psicologico. Per farlo siamo partiti da una favola che è quella che tutti conoscono di ‘Barbablù’ e da questo archetipo della favola abbiamo scardinato gli elementi per ambientarlo ai giorni nostri, nella ricca Provincia del Nord. L’atmosfera creatasi è quella dell’happy family, dove tutto è apparentemente bello, però si percepiscono delle inquietudini… lui ha già avuto altre mogli, la prima era una violinista, la seconda era troppo bella ad aveva un atteggiamento troppo seduttivo nei confronti degli altri uomini, e così la terza la quarta… La moglie attuale ha sempre appoggiato le spiegazioni del marito finchè non si scopre che….Ciò che emerge dallo spettacolo è la distruzione di sé come essere umano, l’uomo ha annichilito la donna ne ha fatto “tabula rasa” rimuovendone tutte le parti precedenti e l’ha trasformata in un guscio vuoto” ha concluso la Negretti.
Distruzione morale, psicologica con relativo isolamento sociale ed umano sono tutti elementi che concorrono al fenomeno della violenza domestica che si perpetra nei confronti delle donne, lo spettacolo mette in luce in una sorta di thriller la spirale inquietante che si innesta in alcuni meccanismi in cui è la donna stessa indotta a spersonalizzarsi ed annichilirsi per farsi plasmare. Nulla è mai come sembra, e questo spettacolo ‘scandaglia quello che per certi versi rimane davvero un mistero doloroso, una zona oscura della società ancora tutta da risanare.
Di cosa si nutre ancora, nei tempi del progresso e delle pari opportunità, quell’incantesimo che ancora affossa volontà e ragione e trasforma le donne in vittime?’. La storia sarà un viaggio attraverso la ricostruzione del proprio io da parte della protagonista, un io decomposto, scardinato, assassinato dalla prepotenza morale del marito, un “omicidio di se stessa” di cui si è resa inconsapevole complice. Lo spettacolo inizialmente intriso di atmosfere comedy, lentamente scivola nel thrilling fino alla chiusa finale ad effetto inaspettato…
Un baratro da cui è possibile emergere, “rigenerarsi” metamorfizzarsi in un’altra se stessa, quella che per troppo tempo si è resa complice del suo stesso annichilimento. Il debutto a Chiasso è davvero un’occasione preziosa per Laura Negretti che si è detta “ Entusiasta dell’opportunità. Dopo la data di Chiasso riprenderemo a girare a partire dal 17 ottobre a Canzo e poi in tournèe.” Uno spettacolo che dalla favola di Charles Perrault si contestualizza ai nostri giorni, inducendo alla riflessione, che soffermandosi su una piaga sociale di stringente attualità, si propone di allontanare lo spettro “ dell’atavica assuefazione al fatto”, proiettando un orizzonte in cui si può divenire protagonista della propria vita senza più soffrire o peggio morire dentro, ma vivificandosi attingendo alla propria non più calpestabile identità.
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