e ragazzi/e hanno sfilato, circa 20 produttori tessili del territorio, oltre centocinquanta spettatori, oltre alla mostra fotografica di Alice Bellati e alla mostra degli adolescenti del Liceo Artistico Caravaggio di Milano.
"Siamo sulla strada giusta, l'iniziativa era un esperimento per collaudare un progetto che vorrebbe Cernusco sul Naviglio come punto di riferimento per la moda etica del territorio, visto che l'impegno culturale dell'attuale assessorato delle culture si concentra sul rilancio dei valori etici come dimostrato per esempio dalla rassegna teatrale 'Indignarsi non basta' o dalla prossima festa delle culture del 23,24 e 25 maggio", così uno dei coordinatori dell'iniziativa, Alessandro De Nando.
Promossa da ACLI Cernusco, GAS di Cernusco-Vimodirone-Cassina, Proloco di Cernusco, ha coinvolte varie associazioni come Banca Etica, la Spilleria di Sant'Agata.
Hanno lavorato in progress due writers del Liceo Artistico che hanno prodotto questo bello striscione:
Infine Baco Krisi ha cantato l'hip hop giovanile sempre del Liceo Artistico.
Questa è la presentazione della sfilata:
Siamo in uno scenario di delirio
dell’economia, corroborato da un consumismo cannibale delle risorse naturali,
ma non solo, cannibale di risorse umane come nell’ultimo massacro di centinaia
di lavoratrici sottopagate dalle multinazionali del settore tessile, in
Bangladesh al Rana Place, con il crollo dell’edificio di 9 piani che ospitava
subfornitori di Mango, Benetton, El corte Ingles e altri famosi stilisti di
moda. Bene, ripensiamo a quello che diceva il
famoso filosofo, Kant, “non usare l’altro come mezzo, usalo come fine”. Questo
è un valore etico che definisce un limite della libertà di ognuno ma afferma la
centralità della vita e il rispetto verso ogni forma di vita, verso l’intera
umanità al di là della razza e del colore della pelle, verso la Natura, i suoi
animali, le sue piante, i suoi mari fiumi e laghi. Torniamo qui, più vicino a noi. Cernusco
sul Naviglio ha una lunga storia legata alla produzione tessile, e la Vecchia
Filanda è una delle poche testimonianze della tradizione tessile cernuschese. Cernusco è ancora un polo per i
distributori, sulla Padana è presente il Centro Tessile, per cui la sua anima
storica non è stata cancellata completamente dal tempo.
Questo progetto vorrebbe riprendere il
FILO, la TRAMA di questa tradizione, proponendo una visione più attuale, perché
dall’800 ad oggi l’industria tessile si è radicalmente trasformata.
Negli ultimi decenni l’industria tessile
ha trasferito le sue produzioni in paesi dove la manodopera costa meno, le
tasse sono ridotte all’osso e i controlli sulla qualità dei prodotti quasi
inesistenti. Ma continuiamo a vestirci tutte le mattine per affrontare i nostri
impegni quotidiani e tutte le sere per incontrare i nostri amici. Ma quali mani
hanno tessuto il nostro vestito? Di quali sostanze chimiche è composto? E che
impatto ambientale ha ogni capo d’abbigliamento ?
Chi sono i maggiori inquinatori di fiumi
? Le aziende chimiche e quelle del settore tessile. I coloranti dei vestiti che
indossiamo, riducono i fiumi a entità biologiche senza vita. Quanto paga la
natura per sostenere il nostro stile di vita, la nostra moda ?
Da queste domande nasce la necessità di
diventare CONSAPEVOLI che ACQUISTARE fa parte di uno stile di vita, che ognuno
può scegliere COSA favorire, se un mondo basato sul profitto di pochi, lo
sfruttamento del lavoro minorile, l’azzeramento dei diritti sindacali dei
lavoratori, la distruzione di interi ettari di boschi, lo sversamento di veleni
chimici nei fiumi. Oppure SCEGLIERE UN’ALTERNATIVA ETICA.
Ricordate la favola di Esopo poi
riadattata da Jean de la Fontaine “La cicala e la formica” ?
Penso che la ricordiate tutti, e pure la
morale che contrapponeva il lavoro all’ozio, la previdente rinuncia, alla
sfrenatezza del piacere egoistico, del piacere fine a se stesso. Bene per quest’occasione l’abbiamo
rivista per darne una lettura diversa, introducendo i nomi di tutti i
produttori tessili di questa sfilata, vediamo se riuscite a indovinarli,
comunque li troverete nell’opuscolo distribuito sulle sedie.
Come ogni giorno la cicala si alza alle
7 di mattina al dolce ronzio dello smartphone iMosquito, e sbadigliando si
infila sotto una doccia calda per riprendersi dopo una serata al cinema, già
l’ultimo film di Cadò e Retrò è stato veramente
interessante, una commistione di colori e materiali è il filo conduttore per
ritrovare la leggerezza dell’essere, priva di veleni verso l’ambiente
circostante.
Sotto la doccia ripensava alle immagini e alla trama, si sentiva ricaricata. Poi la cicala passa al difficile esame ingegneristico davanti agli armadi dei vestiti: cosa indossare per un’importante riunione d’ufficio ? La gonna corta no, perché poi i mosconi mi squadrano dalla zampetta all’antennina, la camicetta gialla no perché mi scambiano per la protezione civile. Dopo mille esitazioni ne scelse uno di seta biologica con tinture naturali, dai colori dell’arcobaleno, chissà forse proveniente dall’India o dal Vietnam o da quelle parti lì. La geografia non era il suo forte, ma la cicala conosceva bene i bar dove far colazione al mattino, come un navigatore GPS per cicale. Già perché prima di entrare in ufficio l’appuntamento fisso era un caffè decaffeinato macchiato caldo con spolverata di cacao nocciolato all’aroma di zucchine, presso il bar Canvas, un piccolo locale che guarda più alla qualità che alla quantità senza penalizzare il confort, meta di gabbiani abbronzati appena sbarcati dalle loro barche di canapa e lino biologico. Tra brioche e cornetti, il grillo parlante dalla radio raccontava la storia di un certo pinocchio, un politico caduto in recente disgrazia. Ma la cicala aveva fretta. Uscita dal bar entrò nel suo ufficio, l’Atelier del Verde, dove la coscienza dell’ambiente diventa una realtà che tutela la salute e la natura, il Bello della natura, convinti che fa bene a se stessi e all’intero pianeta terra.
Sotto la doccia ripensava alle immagini e alla trama, si sentiva ricaricata. Poi la cicala passa al difficile esame ingegneristico davanti agli armadi dei vestiti: cosa indossare per un’importante riunione d’ufficio ? La gonna corta no, perché poi i mosconi mi squadrano dalla zampetta all’antennina, la camicetta gialla no perché mi scambiano per la protezione civile. Dopo mille esitazioni ne scelse uno di seta biologica con tinture naturali, dai colori dell’arcobaleno, chissà forse proveniente dall’India o dal Vietnam o da quelle parti lì. La geografia non era il suo forte, ma la cicala conosceva bene i bar dove far colazione al mattino, come un navigatore GPS per cicale. Già perché prima di entrare in ufficio l’appuntamento fisso era un caffè decaffeinato macchiato caldo con spolverata di cacao nocciolato all’aroma di zucchine, presso il bar Canvas, un piccolo locale che guarda più alla qualità che alla quantità senza penalizzare il confort, meta di gabbiani abbronzati appena sbarcati dalle loro barche di canapa e lino biologico. Tra brioche e cornetti, il grillo parlante dalla radio raccontava la storia di un certo pinocchio, un politico caduto in recente disgrazia. Ma la cicala aveva fretta. Uscita dal bar entrò nel suo ufficio, l’Atelier del Verde, dove la coscienza dell’ambiente diventa una realtà che tutela la salute e la natura, il Bello della natura, convinti che fa bene a se stessi e all’intero pianeta terra.
Già ma alla stessa ora, una massa di
formichine rosse, dall’altra parte del bosco, lavorava già da 4 ore. Nella
parte oscura del bosco in cui non batte mai il sole, si ergeva un formicaio
denso e caldo verso il cielo, brulicante di formiche al lavoro in un’aria
irrespirabile. Occhi fendenti controllavano il lavoro delle formiche, sono gli
occhi trucidi dei calabroni tipo Amazon
in Germania, tanto per intenderci. Costrette per sopravvivere a lavorare 12
ore al giorno per una briciola di pane Nel vero senso della parola. Avete in
mente, quanto è grande una formica ?
Un lavoro per mangiare una briciola di
pane, un lavoro per produrre vestiti belli colorati, già ma per colorarli le
formiche devono mettere le maschere, per non morire respirando i gas tossici
delle sostanze chimiche. Il formicaio stava in piedi grazie alla
saliva delle lumache, ma sarebbe bastato un battito di ali di farfalla per
farla crollare. Sembra la cronaca di un disastro annunciato.
Madre Natura era stufa di questa
situazione e decise di intervenire.
Chiamò al suo fianco il principe Lavgon e la principessa Taivè,
i cavalieri Baciditramma e Nazca, i folletti Sulfaro,
Girotondo e Perl’andalusa,
la fata Nicoletta e gli orchi dell’Orlo del mondo. Madre Natura li guardò intensamente, e
disse:
“Per un Eticomondo,
è necessario smettere di ragionare con il cervello, è ora di Ragionare con i piedi.Questa sovversione, serve per portarci a
camminare tutti insieme sulla stessa strada, senza tentare di sorpassarsi a
vicenda. Aiutatemi a portare le formiche e la
cicala sulla stessa strada, sino a condurle all’Oasi
del tessile, dove api e cavallette hanno preparato un prato verde sotto
il sole e sotto la luna, tra fiumi azzurri e mari di color smeraldo.”
E così fu…..
Ed ora continua la storia
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