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giovedì 5 settembre 2013

Venerdì 6/9 - Mostra dedicata a Grazia Deledda


Maria Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27/9/1871, ben 142 anni fa. A Nuoro, cuore della Barbagia sarda, avviene la sua formazione letteraria del tutto autodidatta, stimolata dal padre, piccolo proprietario terriero, che si dilettava in poesie dialettali in una città avara di dibattiti culturali, legata alle tradizioni contadine. Maria Grazia fu una scrittrice intensa e feconda, che divenne famosa all'estero. Scrittrice adulata da Gorky e da DH Lawrence, che la videro come fra le maggiori scrittrici contemporanee. Nel 1926 le fu conferito il premio Nobel per la letteratura
"La sua narrativa muove dal verismo a fondo regionale e folcloristico: cronache e leggende paesane, storie di passioni elementari e di esseri primitivi; ma a un mondo del peccato e del male, sentito come fatalità, e rappresentato con cupi accenti, si accompagnano o piuttosto si contrappongono un'ansia di liberazione e di riscatto, un estroso e romantico senso della vita, che trovano espressione soprattutto nella leggerezza idillica e trasognata del paesaggio." (Treccani)


« Intendo ricordare la Sardegna della mia fanciullezza, ma soprattutto la saggezza profonda ed autentica, il modo di pensare e di vivere, quasi religioso di certi vecchi pastori e contadini sardi (...) nonostante la loro assoluta mancanza di cultura, fa credere ad una abitudine atavica di pensiero e di contemplazione superiore della vita e delle cose di là della vita. Da alcuni di questi vecchi ho appreso verità e cognizioni che nessun libro mi ha rivelato più limpide e consolanti. Sono le grandi verità fondamentali che i primi abitatori della terra dovettero scavare da loro stessi, maestri e scolari a un tempo, al cospetto dei grandiosi arcani della natura e del cuore umano... »


Canne al vento è un romanzo di Grazia Deledda, pubblicato nel 1913 di cui come Assessorato alle Culture, celebriamo il centenario.
Il titolo del romanzo più famoso di Grazia Deledda allude al tema profondo della fragilità umana e del dolore dell'esistenza e in questa direzione mobilita le riflessioni e le fantasie di un eroe protagonista, come un primitivo, un semplice, assai simile al pastore errante dell'Asia leopardiano o a uno degli umili manzoniani. Il rapporto di similitudine tra la condizione delle canne e la vita degli uomini, celebrato nel titolo del romanzo, proviene da un'opera (Elias Portolu) del 1903: Uomini siamo, Elias, uomini fragili come canne, pensaci bene. Al di sopra di noi c'è una forza che non possiamo vincere.

«Sì, siamo esattamente come le canne al vento. Noi siamo le canne e la sorte il vento». Ester: «Sì, va bene, ma perché questa sorte?» Efix: «È perché il vento? Solo Dio lo sa». (Canne al vento)

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