Una mattina alla Casa delle Arti densa di contenuti, analisi, scenari a consuntivo e proiezioni di possibili evoluzioni, proposte e soluzioni per tentare di ridare il ruolo alla politica nel rilancio della economia e del lavoro, partendo dalle amministrazioni comunali e da un accordo che impegni i Comuni in un progetto comune. Uno spiraglio di luce, davanti all'oscuro mondo contemporaneo, protagonista di una rivoluzione tecnologica e degli equilibri internazionali, che mettono in discussione i paradigmi della società industriale e del benessere degli ultimi 100 anni.
Partendo dalla manifestazione del 14 dicembre 2013, come Assessore alle Politiche del Lavoro ho organizzato insieme agli altri Comuni che hanno aderito all'iniziativa, questo convegno, come punto di partenza, per un confronto e per mettere nero su bianco delle soluzioni concrete a partire dall'impegno dei Comuni. Si può e si deve fare.
Abbiamo invitato esperti economici per capire cosa sta succedendo nel mondo del lavoro e cosa può essere lo scenario in cui la politica può intervenire per alimentare la ripartenza dell'economia. Questo convegno è il primo di altri incontri, a partire da quelli focalizzati sulla filiera corta e sulla logistica intelligente (studio della AFOL). La proposta emersa è quella di creare un Ufficio sovracomunale dedicato allo studio e alla presentazioni di progetti per accedere ai finanziamenti europei, ispirati all'innovazione tecnologica e alla Green Economy.
stata un progressivo avanzamento della conoscenza e del sapere collettivo.
A parità di investimenti privati e pubblici, la crescita del PIL aggregato tra il 2000 e 2012 offre uno scenario sconfortante: la UE è cresciuta del 16%, a fronte di un -1,3% del'Italia e di un -1,7% della Lombardia. Eppure gli investimenti sono coerenti con la produzione. Il problema è l'innovazione.
Il lavoro perso non è recuperabile e siamo di fronte ad una disoccupazione reale del 18%, che aumenta progressivamente.
La Green Economy è u nsettore che pesa il 2% sul PIL, ma che peserà il 20% nel prossimo decennio. In questo settore c'è spazio per realizzare accordi tra amministrazioni pubbliche, università, imprese e centri di ricerca, per costruire una filiera produttiva e distributiva di dimensioni capace di stare al passo con l'economia di scala, ovvero l'economia globale.
Il piano manifatturiero della UE, sino al 2020 prevede tecnologie per produzione pulita, tecnologie abilitanti fondamentali, prodotti da fonti rinnovabili, veicoli eco-sostenibili, reti intelligenti, smart-city, materie eco-sostenibili.
Alla luce della crisi del mondo dell'ICT, che ha raggiunto il suo livello di maturità negli scorsi anni, è necessario pensare a come legare le nuove tecnologie alla Green Economy.
Andrea Di Stefano, economista e direttore della rivista Valori, è partito dalla Legge Regionale 34 in particolare sull'accordo della competitività, che prevede un coordinamento per la ricerca e innovazione nel campo biomedico, il lancio del Made in Lombardia e nuclei di gestione delle crisi aziendali. Insomma manca una visione e una prospettiva aperta al futuro. E si può partire da quello che abbiamo già, per esempio la logistica. I porti di La Spezia, Genova, Napoli, sarebbe più appetibili per il trasporto merci, perchè risparmierebbero 10 giorni rispetto alle rotte attuali che portano le merci a Rotterdam, ma l'inefficienza della logistica causa una perdita di tempo superiore a quei 10 giorni. Con un investimento basato su ICT e nuove tecnologie digitali, si potrebbe creare un polo logistico e nuovi posti di lavoro. Ma anche in Martesana è possibile pensare ad un miglioramento della logistica.
Un altro esempio sono le Smart Grid nella rete elettrica, il recupero e riutilizzo dei materiali elettrici ed elettronici (RAE). Il recupero della gomma, in un momento in cui è necessaria importarla a prezzi in aumento, riducendo i profitti delle aziende e comprimendo l'economia del settore. Il recupero quindi non solo rappresenta un cambio di mentalità, un'attenzione etica verso l'ambiente e un modus di pensare tutti gli elementi in una visione complessiva, direi quasi olistica.
Il mondo della Salute rappresenta una sfida in Europa, in cui l'invecchiamento rappresenta un problema sociale in cui la politica può scegliere se destinare i finanziamenti all'assistenza residenziale privata o all'assistenza domiciliare di eccellenza. Se la politica vuole pensare al benessere collettivo, e al bisogno dell'anziano di restare nel suo ambiente, sarebbe evidente la direzione da intraprendere, salvo gli interessi delle Fondazioni a capo delle residenze anziani.
Roberto Masiero della Fondazione THINK ! ha spiegato da come si è passati dalla innovazione dell'ICT alla digital generation, ovvero al mondo digitale come la conosciamo ora, con i dispositivi mobili intelligenti (smartphone), i social network (Facebook, Twitter), le app per ogni uso (dal riconoscimento delle canzoni con Shazam alle pagine gialle), l'instant messagging (Whatsappl), la videocomunicazione a portata di dito (Skype), il business analitycs, il cloud, l'e-commerce, lo shop on-line (Amazon, IBS) etc. Il digitale trasforma radicalmente i processi economici e sociali (come anche viene rimarcato sulla edizione dell'Economist del 15/02, in versione ottimistica liberale). Dopo la crisi economica del 2008, l'ICT non è riuscita a recuperare nonostante il PIL mondiale abbia invertito la direzione. Alla crisi congiunturale si è aggiunta la crisi strutturale del mercato ICT, che ha lasciato spazio allo sviluppo della New Digital Technology (NDT). Nel 2014 avverrà il sorpasso dicono gli analisti: il mercato NDT supererà quello ICT.
Come per il mercato dell'ICT, anche quello del NDT ha provocato un aumento del PIL, ma una compressione dell'occupazione.
I dati parlano chiaro: all'incremento di imprese nel settore tecnologico, corrisponde una riduzione del personale impiegato (-30%).
Cosa si può fare? Gli spazi ci sono. Le carenze croniche, come quelle nelle piattaforme in-digitali della Pubblica Amministrazione, dovrebbero stimlare l'avvio reale delle Agende Digitali Regionali, per consentire il disbrigo delle pratiche amministrative on-line ma anche per stimolare la partecipazione attiva on-line, non certo come le consultazioni on-line di alcuni blog che non sono certificate da enti terzi nè rappresentativi di un territorio.
Andrea Vecci, dell'Associazione Economia & Sostenibilità, ha parlato del progetto europeo Horizon 2020 che si pone 3 obiettivi: eccellenza scientifica, leadership industriale e affrontare le sfide della società del futuro.
Quello che vorrebbe stimolare la comunità europea, è la sinergia tra i vari attori sociali (chiamati stakeholders, azionisti, promotori): le Pubbliche Amministrazioni (PA), le piccole e medie imprese (PMI), il terzo settore No-Profit, le Università. Tutti sullo stesso tavolo e coordinare le idee, pianificare interventi, per poter inserire questo materiale intellettivo all'interno di progetti che l'Europa può finanziare. Progetti che non solo debbono pensare all'occupazione di lavoro, ma alla eco-sostenibilità delle nuove città (smart-city), all'utilizzo di materiale a basso impatto sull'ambiente, e che contengono contenuti di innovazione tecnologica.
Ci ha spiegato che esiste una piattaforma web per poter presentare i progetti, un pò complessa, ma dettagliata. Per questo è necessario il networking e il co-working dei vari attori, ovvero la collaborazione e il coordinamento.
Alla politica il compito di dare il via, non semplicemente con i metodi della sussidarietà o dei voucher, ma governando i processi della conoscenza e del cambiamento.
E' poi intervenuto Giovanni Anselmi presidente di Unimatica, della Confapi, associazione che raccoglie 50000 piccole e medie imprese. "E' inutile cercare di realizzare nuovi software, ma utilizzare gli strumenti attuali sposandola con la creatività italiana", ma queste evoluzioni riguarderanno le future generazioni, le cosiddette generazioni digitali.
Ci sono ancora troppe resistenze e poca formazione sull'utilizzo dei mezzi informatici messi a disposizione all'economia e alle aziende. Manca una sinergia tra politica e impresa, in quanto le aziende devono "stare sul pezzo" senza avere il tempo di avere una visione completa e globale dell'economia e del sistema sociale. Visione che spetterebbe alla politica, dice Anselmi.
Le imprese sono disponibili a sedere al tavolo e ragionare sulle possibilità di nuovi scenari e nuove tecnologie.
Roberto Malanca, della RSU Jabil di Cassina de Pecchi, ha parlato delle azioni di lotta dei lavoratori contro la Nokia Siemens e il tentativo di smantellare l'area industriale per avviare una speculazione edilizia, tipo quella fatta in via Rubattino a Milano dalla FIAT alla ex-Innocenti. Ma come a Milano, con le lotte dell'INNSE, anche a Cassina, i lavoratori si sono messi di traverso alle logiche imprenditoriali sulle spalle della società. A Cassina è stato confermato il vincolo come area industriale e i macchinari sono stati donati al Comune di Cassina. Una vittoria parziale, ma che ha permesso in queste settimana la visita di 4 imprenditori per valutare l'acquisto della Jabil, che ha competenze, lavori e commesse con clienti di eccellenza.
Ricordiamo i 1000 lavoratori "dismessi" in 4 anni, ma quello che denuncia Malanca, è stata la solitudine dei lavoratori.
Non sono stati supportati da nessuna istituzione: la politica ci ha lasciato da soli. Le iniziative come la manifestazione di dicembre e questo convegno, ci fanno sentire meno soli, ma certo non basta.
Siamo disponibili a sfruttare le nostre competenze in altri settori, non faremo certo barricate.
Per noi è importante il lavoro e la tutela delle competenze di eccellenza che abbiamo maturato, e che possono contribuire alla innovazione tecnologica.
Olivia Posturino come rappresentante della Regione Lombardia si è dilungata sugli interventi della Regione e dei finanziamenti messi in gioco, all'interno di una regione con 12 Università, centri di ricerca e sviluppo private e pubbliche, istituti di ricerca: "la promozione della conoscenza siamo convinti sia il motore dello sviluppo".
Hanno parlato infine i sindaci, operatori del settore agricolo e dei servizi, un relatore delle ACLI.
Insomma il desiderio e l'entusiasmo di partecipare a questo percorso c'è.
Sta a noi mantenere questa energia e darle un lungo spazio, in cui i nostri sogni possano realizzarsi.
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